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Orto botanico di Firenze

Acquatiche

Piante acquatiche

La collezione è collocata in diversi settori dell’Orto botanico e ha l’obiettivo di far di comprendere non solo quali siano le strategie adottate dalle piante per vivere in un ambiente tanto particolare come quello acquatico, ma anche l’importanza che le aree umide, habitat fragili e minacciati, rivestono per la conservazione della biodiversità.

La presenza di piante acquatiche propriamente dette o legate comunque a zone umide risale al 1884 quando nell’Orto botanico fu seminato un esemplare di Taxodium mucronatum, proveniente dall’ Orto botanico di Palermo e ora in fase di inserimento nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia. Nel 1937 furono introdotti 2 esemplari di cipresso calvo, Taxodium distichum che tutt’ora vegetano nei quadri antistanti la Serra Fredda.

Oltre alle presenze arboree, molti sono nell’Orto gli esemplari appartenenti al gruppo delle idrofite, piante adattate a vivere completamente o parzialmente sommerse nell’acqua, che possono presentare sia radici completamente galleggianti sia radicate sul fondo.
Queste piante possiedono adattamenti particolari come organi galleggianti (foglie o piccioli) grazie alla presenza di tessuto aerifero, foglie grandi per massimizzare l’attività fotosintetica con stomi concentrati sulla pagina superiore, foglie sommerse laciniate o nastriformi per offrire minore resistenza alle correnti, radici respiratorie che emergono dall’acqua e permettono lo scambio gassoso ai tessuti sommersi, foglie piccole e leggerissime per garantire galleggiamento e massima mobilità.

Nell’Orto si trovano diversi esempi di idrofite dislocate diverse varie aree: nella Serra Calda si trovano specie tropicali e subtropicali quali mangrovie e papiri, mentre all’esterno diverse sono le vasche dedicate alla coltivazione delle idrofite. Una, lunga e stretta, è posizionata proprio davanti alla Serra Calda ed è dedicata alle ninfee, con esemplari di diverse specie e varietà tra cui spicca la fioritura viola intenso del Loto blu del Nilo (Nymphaea nouchali). Al fiore di loto (Nelumbo nucifera) è invece dedicata un'intera vasca nel settore denominato Laghetto, in prossimità del confine con Via La Pira. Si tratta di una pianta considerata sacra nel suo areale di origine, che corrisponde all’Asia centro-orientale; la specie, introdotta in Europa a scopo ornamentale, è ormai naturalizzata in diverse aree geografiche a clima temperato e può diventare invasiva; in Toscana è presente a S. Rossore e Massarosa.
La grande vasca centrale circolare ospita anche questa ninfee, sia rustiche che tropicali e, dall’estate del 2023, anche tre splendidi esemplari di Victoria cruziana, una ninfea tropicale gigante di origine sudamericana coltivata a partire da semi donati dall’Orto botanico di Padova.

Alle idrofite autoctone della Toscana è invece dedicato il settore della Montagnola: qui vegetano all’interno di diverse vasche oltre 30 specie prelevate in natura durante missioni svolte dai tecnici dell’Orto botanico in collaborazione con il curatore dell’Erbario Centrale Italiano, Lorenzo Lastrucci. Molte delle entità presenti sono specie meritevoli di conservazione e particolarmenterare sull’intero territorio nazionale come Cladium mariscus, una erbacea perenne, Symphytum tanaicense, Trapa natans e Nymphoides peltata.
Ai margini delle vasche vegetano alberi igrofili, che prediligono ambienti allagati o particolarmente ricchi di acqua, come ontano nero (Alnus glutinosa), pioppo bianco (Populus alba), frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa), farnia (Quercus robur), carpino bianco (Carpinus betulus). Si tratta di specie tipiche delle boscaglie igrofile, formazioni sempre più frammentate e discontinue, in grado di fornire riparo, luogo di riproduzione e nutrimento per numerose specie animali e di esercitare un ruolo fondamentale nella mitigazione dei fenomeni erosivi fluviali.

In Italia gli ambienti umidi sono tra gli habitat più minacciati dalla pressione antropica, dall’inquinamento e dall’introduzione di specie aliene invasive; di conseguenza, anche le specie vegetali che li popolano sono sempre più rare e a rischio di scomparsa. La loro coltivazione in un Orto botanico rappresenta uno strumento per la conservazione della biodiversità ex-situ, oltre che un mezzo per diffonderne la conoscenza e far comprendere l’urgenza delle azioni di tutela e salvaguardia di questi ambienti.

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