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Orto botanico di Firenze

Alimentari spontanee (alimurgiche)

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Alimentari spontanee

L’Orto botanico ospita ancora oggi una ricca collezione di piante alimurgiche della flora autoctona toscana. Si tratta di circa 150 specie, tra annuali e perenni, suddivise in 5 aiuole rettangolari e disposte secondo un ordinamento sistematico, dalle più primitive alle più evolute, tutte raccolte in natura in diversi ambienti naturali. Ciascuna specie è accompagnata da un particolare cartellino che  riporta sinteticamente le informazioni sull’utilizzo e le note di attenzione quando una pianta si può confondere con una velenosa o quando è opportuno consumarne solo piccole dosi.

Il termine alimurgia viene utilizzato per la prima volta nel 1763 da Giovanni Targioni Tozzetti,  già direttore dell’Orto botanico di Firenze, per indicare le specie vegetali spontanee e commestibili.

Le piante selvatiche arricchiscono la dieta di gusti e sapori, stimolano la secrezione dei succhi gastrici, apportano vitamine, sali minerali e fibre. Si prestano inoltre a numerose utilizzazioni, dal momento che possono essere mangiate crude in insalata, cotte nelle zuppe o come ortaggi, mentre altre servono come spezie e di alcune si usano i fiori per guarnire le pietanze. Sono specie cui si associa un grande patrimonio di conoscenze popolari, spesso tramandato oralmente, che rischia di scomparire insieme con le persone in grado di riconoscerle e utilizzarle.

Questa collezione vuole quindi promuovere la conoscenza e l’utilizzo consapevole delle specie alimurgiche, e con esse del patrimonio di conoscenze etnobotaniche tanto antico quanto fragile. Per far questo annualmente viene organizzato un corso di formazione per il riconoscimento delle specie spontanee alimentari, fondamentale per una loro corretta raccolta e utilizzo. Importante infatti cogliere solo piante ben conosciute, non fare mai raccolte distruttive, non raccogliere piante rare, evitare la raccolta vicino a discariche o strade, in zone trattate con antiparassitari o diserbanti e, per le piante acquatiche, evitare la raccolta in acque vicine a insediamenti urbani o, comunque inquinate.

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