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Orto botanico di Firenze

Alberi

Zelkova serrata

Sono più di 150 gli alberi presenti, appartenenti ad oltre 90 specie. In questa incredibile diversità, mutevole di stagione in stagione, esistono alberi che per età, maestosità, importanza storico-culturale o paesaggistica, risultano particolarmente significativi e per i quali è stato richiesto l’inserimento nell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia.

In particolare:

  • il tasso (Taxus baccata) è l’esemplare più antico dell’Orto. Fu seminato nel 1720 da Pier Antonio Micheli, uno dei più importanti direttori dell’Orto botanico di Firenze e botanico di fiducia del Granduca Cosimo III. Si tratta di un individuo di sesso maschile, essendo il tasso una specie dioca, ossia con strutture riproduttive maschili e femminili su individui separati. Specie longeva e a crescita molto lenta, è considerata una pianta rara: le formazioni forestali in cui cresce spontaneamente in associazione a faggio e agrifoglio rientrano infatti negli habitat meritevoli di conservazione secondo la Direttiva Habitat.
  • la sughera (Quercus suber) è stata piantata nel 1805 da Ottaviano Targioni Tozzetti, già direttore dell’Orto botanico. La pianta si presenta nel suo habitus naturale non avendo mai subito il processo di asportazione della scorza necessario per l'estrazione del sughero, noto come demaschiatura.
  • la zelkova del Giappone (Zelkova serrata) è stata piantata nel 1891 e possiede la chioma più ampia tra gli alberi dell’Orto botanico; è una specie decidua come foglie intere alterne, di forma oblunga, con margine serrato e breve picciolo che in autunno assumono una bella colorazione arancione-marrone.
  • la zelkova del Caucaso (Zelkova crenata) è un esemplare di cui non si conosce la data esatta di piantagione o di semina, ma si suppone risalga alla prima metà dell’800; negli anni '80 del Novecento ha subito una forte capitozzatura che ha ridotto la chioma un tempo molto più ampia. I tagli sono stati necessari per constratare un attacco di grafiosi, malattia fungina che colpisce soprattutto gli olmi e che aveva danneggiato notevolmente l’albero. 
  • il tassodio messicano (Taxodium mucronatum) è datato 1884 e proviene da un seme donato dall’Orto botanico di Palermo. Lo scambio gratuito di semi fra Orti botanici è una pratica ancora oggi molto utilizzata per l’incremento delle collezioni botaniche vive. Si tratta di una specie molto longeva di cui sono noti individui millenari. L’esemplare presente a Firenze si stima sia il più grande vivente in Italia. Nell’estate del 2014 un fulmine ha colpito e incendiato la porzione apicale della chioma e nel settembre dello stesso anno, un eccezionale evento climatico ha distrutto alcune grosse branche. Nonostante questo la pianta si presenta in ottima salute e continua regolarmente a produrre semi, portati all’interno di coni ovali lunghi circa 2 cm. 
  • il cedro dell'Himalaya (Cedrus deodara) viene censito tra le piante presenti nell’Orto botanico nel 1880 e presenta caratteri di monumentalità per le dimensioni imponenti e la bellezza della chioma ampia con rami flessuosi ricadenti al suolo. Introdotto in Europa a scopo ornamentale nel 1822, è oggi ampiamente utilizzato come albero ornamentale in grandi parchi e giardini, ma solo in aree con inverno mite. 
  • il pino bruzio (Pinus halepensis subsp. brutia) è presente in Orto dalla fine dell'Ottocento e risulta essere stato collocato nella sua posizione attuale nel 1922. Presenta una caratteristica chioma “a bandiera”, con le ramificazioni principali disposte quasi esclusivamente in un’unica direzione, che rendono necessaria una gestione e un monitoraggio costante della stabilità della pianta.

Alberi molto più giovani, introdotti recentemente, sono ugualmente significativi: si cita, solo a titolo di esempio, il cipresso algerino (Cupressus dupreziana), specie endemica dell’Algeria e a forte rischio di estinzione.

Dal 2020, tutti gli alberi dell’Orto botanico vengono gestiti attraverso un piano di monitoraggio e gestione triennale del rischio arboreo. Tramite la Valutazione Integrata di Stabilità dell’Albero (VISA), sono stati individuati e valutati i rischi associati ad ogni singolo esemplare, per definire gli interventi di gestione più appropriati, al fine di trovare il migliore compromesso fra le esigenze della conservazione del patrimonio arboreo e quelle di sicurezza del pubblico.

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