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Lago di Porta: i vari volti della Biodiversità

Area di invasione di Myriophyllum aquaticum presso il Lago di Porta

 

Il Sistema Museale di Ateneo, con i referenti delle collezioni di Botanica, partecipa a una serie di ricerche in collaborazione con il Comune di Montignoso (Massa-Carrara) relative all’area umida Lago di Porta inserita nel Sistema Regionale delle Aree Protette (L.R. 49/95), come Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL).

L'area umida

Si tratta di una zona umida costiera di acqua dolce a cavallo tra le provincie di Lucca e Massa Carrara, alimentata da acque sorgive a temperatura costante di circa 17 gradi, sottoposta nel tempo a numerosi interventi di bonifica. Oggi appare costituita prevalentemente da un esteso canneto, importante rifugio di una ricca fauna, da piccole aree aperte (“chiari”), da lembi di vegetazione palustre a Iris e carici e da boschetti igrofili a dominanza di ontano nero, salici e pioppi. Il corso d’acqua che si immette nel lago (Fossa Fiorentina) e alcuni corsi d’acqua circostanti presentano invece interessanti specie acquatiche piuttosto rare a livello regionale. Nonostante questa diversità in habitat e specie, il lago di Porta presenta tuttavia alcune problematiche che possono ripercuotersi sulla sia biodiversità vegetale che su quella animale.

Pericoli per la biodiversità

Molti anni fa infatti fu segnalata nelle acque dei canali intorno al lago la specie esotica invasiva Myriophyllum aquaticum, una pianta di origine sudamericana utilizzata a scopo ornamentale che, se rilasciata negli ambienti naturali, è capace di formare estesi e densi tappeti monospecifici, che possono minacciare la sopravvivenza delle specie vegetali acquatiche autoctone. Studi recenti inoltre hanno messo in evidenza il legame positivo tra questa specie alloctona ed una specie animale esotica ed invasiva come il gambero della Louisiana, anch’esso diffuso nell’area di studio. Una oculata gestione di questa pianta nell’area di studio diventa quindi fondamentale per il suo contenimento e/o eradicazione dal momento che i metodi di gestione tradizionali risultano poco efficaci, producendo frammenti della pianta che poi, trasportati altrove dalla corrente, possono rigenerare nuovi popolamenti. Attraverso una serie di iniziative di volontari, a cui ha partecipato anche personale SMA, il Comune di Montignoso ha promosso alcune azioni di estirpazione manuale che pare essere un metodo, benchè faticoso e lento, particolarmente efficace, sebbene necessiti di essere ripetuto nel tempo per dare buoni risultati.

Più recentemente invece sono stati individuati casi di deperimento del canneto, per ora limitati a piccole e circoscritte aree. Come già noto per diverse aree dell’Italia centrale (ad esempio: Lago di Chiusi, di Montepulciano e Trasimeno) anche una tipologia vegetale così comune come il canneto può andare incontro a fenomeni di regressione talmente rapida che ne provocano la scomparsa su larga scala nel giro di pochi anni. Tale fenomeno, identificato per le prime volte in Europa centrale, è noto col termine inglese di reed die-back. La scomparsa del canneto può generare una reazione a catena che si ripercuote sulla fauna acquatica e sull’avifauna che utilizza i canneti come luogo di rifugio e nidificazione ma anche su tutta la serie di servizi ecosistemici che un canneto sano è in grado di fornire.

Gli studi

Insieme ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, SMA partecipa ad una serie di studi per monitorare lo stato di salute del canneto del lago di Porta e pianificare strategie di conservazione di questo importante tipo di vegetazione.

 

Referente SMALorenzo Lastrucci

 

 

Ultimo aggiornamento

13.03.2024

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