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Il Museo "illuminato"

Come scrisse il primo direttore, Felice Fontana, naturalista trentino, "questo nascente museo abbraccia non solamente tutta la natura nella sua più grande estensione, ma ancora tutto ciò che di più bello, di più utile ed ingegnoso hanno saputo gli uomini ritrovare o immaginare di grande". Un grande spazio era dedicato all’esposizione degli strumenti scientifici e di fisica sperimentale provenienti dalle collezioni medicee e lo stesso Fontana progettò macchinari e strumenti realizzati dai giovani artigiani che venivano appositamente formati nel museo. Il Regio Museo poteva inoltre contare su un'imponente raccolta di prodotti naturalistici da esporre ai visitatori, reperti mineralogici, fossili, esemplari mostruosi ma anche piante e fiori nell'orto interno al Palazzo. In sei stanze i modelli di anatomia in cera illustravano l’intero corpo umano: la muscolatura, gli organi interni, l’anatomia dell’occhio, dell’orecchio, del naso e del cuore. Dopo il 1780, Fontana si impegnò in un duro lavoro di costruzione di piante artificiali, ossia in cera. L’itinerario museale terminava con le scale che conducevano al Torrino, l’osservatorio astronomico meglio conosciuto come Specola, che fu realmente operativo a partire dal 1807. 

Le raccolte non dovevano soltanto appagare la “curiosità del popolo né servire al suo possessore, ma devono essere indirizzate verso la vera istruzione ed all’utile pubblico”. Gli esemplari dovevano essere “resi parlanti da per loro” in modo che ciascuno potesse “conoscere tutto da se solo, senza professore”. Così come avevano auspicato Diderot e D’Alembert, la scienza fu messa al servizio del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione del Granducato. Ad esempio, la collezione di ceroplastica fu corredata di tavole eseguite in tecnica mista, molto colorate, concepite come un trattato esplicativo ai singoli preparati: i disegni erano provvisti di riferimenti numerici che rimandavano a fogli di spiegazione, a disposizione dei visitatori dentro a piccoli cassetti in metallo posti sotto le teche espositive.

Il grande sogno di Fontana, l'istituzione di un'Accademia delle Scienze interna al Museo, si infranse contro la volontà di Pietro Leopoldo, ma il Museo e le sue collezioni divennero una tappa obbligata dei Grand Tour e i lavori di ampliamento delle collezioni proseguirono negli anni. Tutte le Guide della Città di Firenze di fine Settecento suggerivano una visita al Museo per osservare il mondo e l’uomo alla luce delle nuove scoperte scientifiche. Molti intellettuali, tra cui il marchese di Sade, hanno lasciato nei loro scritti accurate testimonianze della loro visita al Museo.

Il grande successo del Regio Museo è testimoniato infine dal rilevante numero di ingressi registrati. Tra il 1784 e l’ottobre del 1785 furono oltre 7.000 i visitatori, di cui circa il 30% donne. L’orario di apertura era dalle 8 alle 13 per “il popolo di città e contado che potrà esserci introdotto purché pulitamente vestito”. E dalle ricerche è emerso che l’83,7% dei visitatori apparteneva al “terzo stato”.

Ultimo aggiornamento

13.07.2021

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